Nuvole




Esausta, Clara si era fermata un instante al margine del sentiero ed aveva sfilato dallo zaino strapieno una borraccia tutta ammaccata rivestita di feltro rosso.
"Due sorsi e si riparte", disse tra se e se.
Invece, poco distante da lei, intravide una grande roccia completamente ricoperta di morbido muschio verde.
"E se mi fermassi a riposare per un po'? Che mai saranno dieci minuti di ritardo sulla tabella di marcia?", si confortò.
E si sedette.

"Come si sta bene! Questa roccia è una poltrona naturale.", pensò.
E iniziò a guardarsi intorno, rilassata, finché il suo sguardo non si posò sul sentiero che stava percorrendo. Seguì la scia delle impronte che aveva inciso sulla terra asciutta e sabbiosa. La seguì finché divenne una linea così sottile che dovette strizzare gli occhi per distinguerla dal resto della pista.

Quando la traccia si confuse col paesaggio gli occhi si arresero e cedettero il passo alle immagini dei ricordi e allora, come la pioggia che inizia a cadere d'improvviso, Clara si ricordò dell'ultimo bivio che aveva incrociato. E poi di quello prima. E poi della biforcazione della settimana passata e così via dicendo.

Come macigni in una frana, le sue scelte passate le ricadevano addosso: "E se fossi andata a destra? E se avessi continuato verso quel boschetto di olmi? E se non avessi rifiutato il passaggio di quel fattore?"

Le lacrime cominciarono a solcare lentamente il volto della giovane viandante alimentate dalla cascata di rimpianti e di rimorsi che si era formata inaspettatamente. La tranquillità di un minuto prima era solo un ricordo e la solitudine si faceva sentire come non mai.

Ad un tratto, piegata ad un istinto intrinseco della natura umana, Clara alzò gli occhi al cielo e vide dei grossi e maestosi cumulonembi dipinti di un bianco purissimo. Come incantata, la ragazza restò a fissare le nuvole assistendo all'arte spettacolare del vento che piano piano andava modellando con maestria quella materia così delicata.

"Il vento è uno scultore paziente capace di opere tanto meravigliose quanto effimere. Non gli importa se la maggiorparte degli uomini, troppo occupata a vivere, ignora da sempre le sue sculture bianche. Non se la prende se pensa alla sorte delle sue creazioni passate, cadute come pioggia dalla vetrina del cielo. Il vento non ha rimpianti. Gli basta inspirare i poeti che restano ore e ore ad osservare l'evoluzione dei cirri. Gli basta incantare i bambini che riconoscono nelle nuvole bianche le forme più strane. Si accontenta di consolare chi è triste e cerca conforto in alto."

Tornando a guardare il sentiero da cui veniva, la viandante scoppiò in una grossa risata e volse lo sguardo in avanti con il vento che le soffiava alle spalle e le sussurrava parole di speranza.

Salvatore Teresi
Ippocampo

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