L'uomo parla al mare




L’uomo parla al mare. Il vecchio uomo parla al mare e racconta storie dimenticate, racconta i ricordi di una vita, racconta gli errori di cui si è pentito e quelli che rifarebbe senza cambiare nulla.

Qualche lustro fa raccontava sogni, ora di quelli non ce n'è più. Il futuro è sempre stato incerto, anche negli anni d'oro, ma oggi il vecchio uomo vive di solo passato e lo mira e lo rimira riflesso negli scintillii delle onde che battono il bagnasciuga.

Il vecchio uomo parla al mare da sempre e le sue illusioni di ricevere risposte si sono perse lentamente come un castello di sabbia al giungere della marea.

Qualche volta gli è parso di sentire la voce del mare risolvere i suoi dubbi fusa insieme al vento ma ha poi trovato che era solo l'eco di se stesso. Il mare respira onda dopo onda e rimane lì, ascoltatore perfetto e infinito capace di conservare nei sui abissi i segreti dell'animo più alto.

L'uomo parla al mare e aspetta la dama ultima che lo riporterà a casa. Si chiede quando uscirà dalle acque, il portamento elegante e l'abito bianco perso nella spuma e protenderà le braccia, sorridente, verso di lui per la stretta senza tempo.

L'animo abbraccia l'abisso e si apre alle onde che lavorano invisibili a levigare, carezza dopo carezza e schiaffo dopo schiaffo. L’uomo parla al mare e l'uomo parla all'uomo.

Salvatore Teresi

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Monologo breve


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Cammino, in salita. In cerca della verità. Cammino in un mondo che nasconde la verità nella nebbia dell’ipocrisia. Cammino e sento in giro che non c’è la verità.

Dicono che la verità non esiste perché ciascuno ha la propria. Dicono che la verità è un’opinione. Dicono che tutto cambia se si guarda da un’altra prospettiva, anche la verità. Dicono che ogni cosa è relativa e che quindi non può esistere una verità assoluta.

Dicono che a cercare la verità si perde tempo, come a cercare Dio.

Appunto.

Salvatore Teresi

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Colori


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Ti auguro di colorare il mondo in bianco e nero che troppo spesso vedi intorno a te.

Con il giallo del sole.
La luce che tu stesso emani e con cui illumini il mondo. La luce che, invece, ricevi dal mondo. La luce che arriva dallʼalto.

Con il verde della speranza.
Speranza nel futuro. Speranza di una vita come salita continua, senza pause. Speranza in te stesso. Speranza nellʼaltro.

Con lʼazzurro del cielo sconfinato. Perché tu possa puntare più in alto di quanto riesci ad immaginare. Perché tu capisca che non cʼè un limite alle tue possibilità se non quello che ti poni.

Con il blu dellʼoceano.
Perché tu possa navigare per il mondo senza paura di perderti.

Con il rosso della passione.
Passione per le persone che incroci nella tua strada, perché tu possa aprirti a loro ed avere confronti costruttivi. Passione per lʼimpegno politico e sociale, perché tu creda fermamente che puoi cambiare il mondo intorno a te semplicemente con la volontà. Passione per lʼarte, perché tu riconosca in un libro, in un quadro, in un film, non un semplice oggetto ma lʼimpegno dellʼautore di donarti parte di se stesso.

Passione per la vita, perché tu, come un bambino, possa continuare a meravigliarti fino alla fine delle infinite sfumature del mondo che puoi notare semplicemente guardando un poco più in la di dove guarda la maggioranza.

Duc in altum.

Prendi il largo.

Perché una barca a vela non è fatta per rimanere ancorata nel porto ma per navigare nellʼoceano.
Non aver paura di allontanarti dalla riva. Non aver paura di affrontare la tempesta. Se non rischierai di capovolgerti in mare aperto avrai sprecato il tuo tempo.

Salvatore Teresi

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Perfezione casuale


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A passo di gatto ti muovi cauta,
riscaldi i cuori di chi si meraviglia,
raffreddi quelli di chi è già freddo,
sei perfezione casuale,
musa dell’arte,
corda d’arpa del vento,
ballerina del cielo,
pioggia di platino.
Neve.

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Arcobaleno scippato al tempo


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Ogni foto, lo sapete, ha una sua storia e qualcuna ne ha una che la rende un po' più interessante delle altre. Le foto sono come borseggiatori rapidissimi che scippano al tempo alcuni attimi.

Come ci insegna Wikipedia,

È difficile fotografare l'arco completo di un arcobaleno, poiché questo richiederebbe un angolo visivo di 84°. Per una fotocamera a 35 mm, una lente con una lunghezza focale di 19 mm sarebbe necessaria, mentre la maggior parte dei fotografi ha solo lenti con una larghezza angolare di 28 mm.


Per questo motivo, la foto che vedete allegata a questo post, di attimi, ne ha scippati ben quattro. Si tratta infatti di un collage di quattro immagini diverse fuse insieme via software da un'applicazione del mio iPhone, Pano (link App Store).

Poter fotografare un arcobaleno completo è sempre stato un mio piccolo sogno e riuscire a realizzarlo con un'ottica striminzita e senza saper usare Photoshop mi ha reso davvero felice. Poco importa se un traliccio dell'alta tensione ha provato a disturbare la mia opera. Non c'è riuscito. Anzi, ha sottolineato ancora di più la potenza di quell'arco colorato che solca il cielo.

Salvatore Teresi
Ippocampo

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Nuvole




Esausta, Clara si era fermata un instante al margine del sentiero ed aveva sfilato dallo zaino strapieno una borraccia tutta ammaccata rivestita di feltro rosso.
"Due sorsi e si riparte", disse tra se e se.
Invece, poco distante da lei, intravide una grande roccia completamente ricoperta di morbido muschio verde.
"E se mi fermassi a riposare per un po'? Che mai saranno dieci minuti di ritardo sulla tabella di marcia?", si confortò.
E si sedette.

"Come si sta bene! Questa roccia è una poltrona naturale.", pensò.
E iniziò a guardarsi intorno, rilassata, finché il suo sguardo non si posò sul sentiero che stava percorrendo. Seguì la scia delle impronte che aveva inciso sulla terra asciutta e sabbiosa. La seguì finché divenne una linea così sottile che dovette strizzare gli occhi per distinguerla dal resto della pista.

Quando la traccia si confuse col paesaggio gli occhi si arresero e cedettero il passo alle immagini dei ricordi e allora, come la pioggia che inizia a cadere d'improvviso, Clara si ricordò dell'ultimo bivio che aveva incrociato. E poi di quello prima. E poi della biforcazione della settimana passata e così via dicendo.

Come macigni in una frana, le sue scelte passate le ricadevano addosso: "E se fossi andata a destra? E se avessi continuato verso quel boschetto di olmi? E se non avessi rifiutato il passaggio di quel fattore?"

Le lacrime cominciarono a solcare lentamente il volto della giovane viandante alimentate dalla cascata di rimpianti e di rimorsi che si era formata inaspettatamente. La tranquillità di un minuto prima era solo un ricordo e la solitudine si faceva sentire come non mai.

Ad un tratto, piegata ad un istinto intrinseco della natura umana, Clara alzò gli occhi al cielo e vide dei grossi e maestosi cumulonembi dipinti di un bianco purissimo. Come incantata, la ragazza restò a fissare le nuvole assistendo all'arte spettacolare del vento che piano piano andava modellando con maestria quella materia così delicata.

"Il vento è uno scultore paziente capace di opere tanto meravigliose quanto effimere. Non gli importa se la maggiorparte degli uomini, troppo occupata a vivere, ignora da sempre le sue sculture bianche. Non se la prende se pensa alla sorte delle sue creazioni passate, cadute come pioggia dalla vetrina del cielo. Il vento non ha rimpianti. Gli basta inspirare i poeti che restano ore e ore ad osservare l'evoluzione dei cirri. Gli basta incantare i bambini che riconoscono nelle nuvole bianche le forme più strane. Si accontenta di consolare chi è triste e cerca conforto in alto."

Tornando a guardare il sentiero da cui veniva, la viandante scoppiò in una grossa risata e volse lo sguardo in avanti con il vento che le soffiava alle spalle e le sussurrava parole di speranza.

Salvatore Teresi
Ippocampo

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Inseguendo l'orizzonte


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Ero lì, a guardare il cielo, quando un grosso albatro attirò la mia attenzione e fece come per avvicinarsi a me. Con uno scatto repentino mi nascosi in una piccola cavità della roccia sulla quale mi riposavo. Ora ero al sicuro, ma godevo ancora di una visuale privilegiata su buona parte della spiaggia.

Intanto l’albatro era sceso a terra con un movimento apparentemente scoordinato e si era appollaiato in cima ad uno scoglio appuntito, a una decina di metri da dove mi trovavo. Forse non mi aveva nemmeno notato e io mi ero spaventato per nulla.

Improvvisamente vidi scattare il collo del grosso volatile in direzione di un punto preciso della spiaggia che era fuori dalla mia visuale. L’albatro sembrava spaventato anche se ancora dubbioso sul da farsi. Finalmente ruppe gli indugi e decise di alzarsi in volo con una manovra che mi parve indecisa alla pari di quella dell’atterraggio. Lo vidi allontanarsi verso il mare con grossi colpi d’ali e con le zampe che erano quasi scomparse tra le piume del corpo.

Sentii dei suoni provenire dalla direzione verso la quale l’albatro si era voltato spaventato e, pochi istanti dopo, vidi arrivare due figure che si muovevano nel bagnasciuga. Erano due uomini. Uno dei due aveva i capelli bianchi e un ciuffo di peli sul mento. L’altro, invece, doveva essere un cucciolo umano vista la grande differenza di altezza con il primo uomo.

I due si avvicinarono allo scoglio sul quale mi riparavo e, steso un piccolo telo, si sedettero sulla spiaggia. Il bambino giaceva con le gambe incrociate e giocherellava distrattamente facendo rotolare un ciottolo grigio tra le mani. Il vecchio uomo, invece, se ne stava ritto con le gambe ossute allungate davanti a sé e con lo sguardo fisso su un punto imprecisato tra le onde.

Così, nel silenzio, passarono due o tre minuti e intuì che il bambino doveva essersi stancato di mirare e rimirare il sasso levigato che teneva in mano perché lo lanciò violentemente in acqua provocando un tonfo sordo e anche qualche schizzo. A quel gesto l’uomo più anziano ebbe un sussulto, come se in quel momento si fosse destato da un sonno leggero.

“Ti ho spaventato nonno?”, chiese il bambino che si era accorto della strana reazione.
“Solo un po’.”, rispose l’anziano parente. “Ero soprappensiero”.
Sicuramente il bambino non si ritenne soddisfatto da quella risposta perché incalzò subito: “E a cosa pensavi?”.
“Non stavo pensando. Inseguivo l’orizzonte!”
“Inseguivi l’orizzonte?”, ripeté interrogativo il nipote.
“Vedi quella linea tra mare e cielo? Avevo giusto la tua età quando decisi che l’avrei raggiunta e che ci avrei camminato sopra come fa un funambolo con la sua corda.”
“E ci sei riuscito?”, chiese ingenuamente il bambino provocando un sorriso nel volto del vecchio uomo.
“No! È tutta la vita che la inseguo ma quando credo di avere fatto tanta strada, quando credo di essermi avvicinato abbastanza, mi basta alzare lo sguardo per vederla sempre là, dove l’avevo lasciata l’ultima volta. Sai tenere un segreto?”
“Certo!”
“Dopo tutti questi anni ho capito: l’importante non è toccare quella linea. L’importante è continuare ad inseguirla senza arrendersi. Anche se ti sembra impossibile, anche se qualcuno ti deride, anche se ti senti solo. Vedi, Giacomo, per quanto tu possa camminare nella sua direzione, l’orizzonte sarà sempre lì, a ricordarti che non si arriva mai. Un giorno capirai quanto ti ho rivelato e allora, quando ti siederai sulla spiaggia a guardare l’orizzonte come stavo facendo prima, capirai che hai fatto tanta strada e che ti sei avvicinato parecchio. Se avrai camminato ogni giorno nella giusta direzione potrai chiudere gli occhi e stendere la tua mano sull’orizzonte con la facilità con cui prendo questo granchio.”

A quelle parole vidi la mano rugosa dell’uomo avanzare verso di me e subito dopo mi sentii sollevare da terra. Non vedevo più nulla e per istinto iniziai ad agitare le zampe spaventato. Finalmente mi ritrovai sulla calda sabbia e ritornai a vedere. Prima di scappare in direzione del mare diedi un ultimo sguardo ai due uomini che avevano parlato in modo tanto strano e li vidi ridere di gusto mentre raccoglievano il telo e si allontanavano insieme.

Salvatore Teresi
Ippocampo

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Un viaggio interiore


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C’è un solo viaggio possibile:
quello che facciamo nel nostro mondo interiore.

Non credo che si possa conoscere di più
viaggiando sul nostro pianeta.
Così come non credo che si viaggi per tornare.

L’uomo non può mai tornare
allo stesso punto da cui è partito
perché nel frattempo lui stesso è cambiato.

Da se stessi non si può fuggire.
Tutto quello che siamo lo portiamo nel viaggio.
Portiamo con noi la casa della nostra anima
come fa la tartaruga con la corazza.

In verità, il viaggio per i paesi del mondo
è per l’uomo un viaggio simbolico.
Dovunque vada è la propria anima che sta cercando.
Per questo l’uomo deve (poter) viaggiare.

Andrej Tarkowski

Avrai notato che la firma non è la mia. Ti spiego subito: per la prima volta ho deciso di pubblicare qui su Welcome To The Sea qualcosa non scritto da me ma che condivido pienamente.

In questo sito deve esserci un “pizzico di me” e quindi non penso che stoni l’inserimento, di tanto in tanto, di alcuni pensieri di autori che mi hanno trasmesso qualcosa.

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La foglia e la quercia


Foglie lobulate, quercia, ghiande,

Lo zaino pesava sulle mie spalle mentre percorrevo quel sentiero in salita. Non ero neanche a metà strada, eppure mi sentivo esausto. Dall’alto della sua posizione, il sole non mancava di farmi arrivare i suoi raggi che nei giorni scorsi avevano dipinto il mio naso e le mie guance di un rosso scarlatto.

Alzai gli occhi per cercare la fine di quella salita interminabile e, mentre l’ennesimo rivolo di sudore mi attraversava la fronte, notai un grande albero poco distante dal sentiero. Come chi non beve da giorni e scorge una fontanella in lontananza, raccolsi tutte le mie forze e aumentai il passo per raggiungere il più velocemente possibile l’ombra di quell’albero.

Una volta arrivato, lasciai cadere pesantemente lo zaino a terra e subito lo seguii coricandomi sull’erba e usando lo zaino come cuscino. Mentre prendevo fiato aprii gli occhi e mi resi conto che mi ero steso sotto una grande quercia; ad occhio e croce doveva avere più di cento anni.

Il vento mosse le fronde e, carezzandomi il viso, mi provocò dei piacevoli brividi che attraversarono velocemente la mia schiena. Fu a quel punto che la quercia iniziò a parlarmi.

Ciao viandante”, mi salutò. E subito prese a raccontarmi una storia mentre io ascoltavo in silenzio.


“Vedi quante foglie coprono i miei vecchi e nodosi rami? Se mi guardi da lontano non lo noti, ma ognuna di esse è diversa dalle altre ed ha una sua storia personale. Io conosco tutte le mie foglie, ricordo i loro nomi e le curo al meglio delle mie possibilità. Non manco di nutrirle ogni giorno e di farle crescere in modo che ad ognuna di esse non manchi mai il bacio del sole.

Qualche tempo fa accolsi una fogliolina e la amai fin dal primo istante. La chiamai Fiammetta perché vidi in lei una luce particolare. Fiammetta crebbe velocemente e divenne una delle foglie più belle tra quelle nate nei miei rami. I suoi lobi erano simmetrici, le sue venature erano ordinatissime ed il suo verde era paragonabile a quello di uno smeraldo puro.

Misi tutte le mie forze nel proteggere Fiammetta dal vento e da tutti i parassiti. Lei lavorava ogni giorno più di tutte le sue sorelle e produceva di più trasformando il bacio del sole in gemme preziose che mi donava immediatamente.

In una mattina di pioggia balenò nella testa di Fiammetta un pensiero mai provato prima: “Se io valgo e lavoro più di tutte le mie sorelle,” si chiese, “perché ricevo lo stesso nutrimento? Dovrei averne di più per crescere ancora e diventare più bella.”

Nell’udire questo pensiero mi rattristai parecchio e ammonii Fiammetta imponendole di non pensare più in quel modo perché nulla sarebbe cambiato. Le spiegai che io amavo lei e le sue sorelle nello stesso modo, anche se lei si impegnava di più.

Lei non apprezzò la mia risposta e si staccò dai miei rami, convinta di poter diventare una quercia più grande e più bella di me. Si staccò e si lanciò nel vuoto con l’intento di posarsi al suolo e di piantare radici sue.”



“E poi?”, osai chiedere visto che era sceso il silenzio. Il silenzio non si interruppe e capii che il racconto era finito e che dovevo ripartire. Mi alzai in piedi, misi lo zaino sulle spalle e feci un passo per ritornare al mio sentiero.

CRAC!

Sentii un forte rumore sotto il mio scarponcino da trekking e lo alzai subito per vedere cosa avevo calpestato. In mezzo all’erba verde c’era una foglia secca, contorta su se stessa. La raccolsi e la depositai alla base del tronco dell’albero.

Ritornai al mio sentiero e, continuando la salita, mi parve di sentire nel vento il pianto della quercia per la sorte di Fiammetta.

Salvatore Teresi
Ippocampo

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Vento di speranza




L’eruzione era più violenta di quanto previsto. Dai nuovi crateri accessori, sorti nella notte a seguito di violenti terremoti, fuoriuscivano fiotti di lava incandescente. Spettacolari fontane di sangue lanciavano pericolosi schizzi rossastri a diversi metri di distanza.

In poche ore si erano formati sulle pendici del vulcano due fiumi di lava che, con percorsi distinti, scendevano fino alla spiaggia nera dove si riunivano prima di entrare in mare. Nel punto di quell’incontro così inusuale si era formata come una gobba sinuosa che, lentamente, andava da un rosso vivo fino ad uno spento marrone scuro. L’acqua era un continuo ribollire e la visibilità era pesantemente limitata dall’incessante formazione di vapore acqueo.

Intanto, ignari della propria fine, i due torrenti di porpora continuavano a scorrere e, di tanto in tanto, formavano percorsi imprevisti che non mancarono di passare per i magnifici boschi dell’isolotto.

Alla seconda settimana dal primo terremoto l’eruzione terminò lasciando il passo ad un panorama marziano. Ogni cosa era nerastra. Non una foglia attaccata ai rami degli alberi. Non un albero che non fosse nero come la pece o, peggio, piegato sul terreno. Visto dall’alto, l’isolotto si era ridotto ad un triste scoglio nero che forava la superficie dell’oceano.

Passò un anno prima che l’ultimo abitante abbandonasse l’isola: senza più speranza lo vidi salire sulla barca con il volto in lacrime.

Un altro anno e un altro ancora e Little Island stentava a riprendersi dalla fatica di tre anni prima.

Il miracolo arrivò una mattina di primavera: una piccola piantina, esile e indifesa, riuscì a sbucare fuori dalla lava indurita sfruttando alcune delle infinite cavità di quel minerale che, per formarsi, aveva distrutto ogni cosa. Le radici non ebbero difficoltà a trarre nutrimento da quel terreno e la pianta crebbe forte e rigogliosa.

Nei giorni successivi altre piantine forarono il manto nero e, incoraggiate dalla prima, colorarono di verde l’isolotto che divenne più bello di come fosse mai stato.

Ancora oggi, a trentanove anni dall’eruzione, passo spesso a salutare l’albero nel quale si è trasformata quella prima piantina. Mi insinuo tra le sue foglie, accarezzandole. Scombino delicatamente le fronde, muovendo i rami. Ridendo, trasporto lontano i suoi semi ricordandomi di quando, in quel giorno di primavera, depositai quel piccolo semino sulla terra nera.

Salvatore Teresi
Ippocampo

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Ciao Eluana




So che prima delle 20:10 di ieri Eluana Englaro non era più la ragazza della foto sopra; non era più sorridente e non era più in carne. So anche che Eluana era viva, che respirava da sola e che apriva gli occhi quando era sveglia, proprio come faccio io.

Nel salutare Eluana, rimane vivo in me il desiderio che la sua morte possa suscitare molte riflessioni che portino a decisioni concrete.

E adesso il silenzio...

Ciao Eluana.

Salvatore Teresi
Ippocampo

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Luna


Luna

Il piccolo Marco restò estasiato dalla visione della luna piena di quella notte. La guardava, sospesa nel cielo, appesa a una miriade di fili invisibili che non lasciavano traccia. La guardava e i suoi occhi brillavano. Il suo cuore, piano piano, si riempiva di gioia.

Papà”, disse Marco interrompendo il silenzio, “hai visto com’è bella? Hai visto quanta luce?”
Certo Marco!”, rispose il padre. “La luna è davvero meravigliosa. Vuoi sapere una cosa sulla luna?”.
“Cosa?”, rispose prontamente il bambino, fremendo per la curiosità che a quell’età rende ogni cosa eccezionale.
“Vedi”, riprese il padre, “la luna non emana luce”.

Il bambino restò dubbioso su quella risposta così assurda.

“Ma io vedo la luce”, rispose subito.

Il padre guardò il proprio figlio con uno sguardo gonfio d’amore e lo prese in braccio ridendo.

“Marco, ti ricordi di quando eravamo al laghetto, ieri mattina?”
“Certo papà! Mi sono divertito tantissimo.”
“Prima di pranzo giocavi con lo specchietto che ti ha regalato la nonna, e mi accecavi puntandomi la luce sugli occhi”

“Mi ricordo, stavi anche per cadere in acqua”, disse il bambino ridendo divertito.
“Sai da dove veniva quella luce?”
“Da sole! Veniva dal sole perché non funzionava quando ero all’ombra dell’albero.”, rispose Marco sicuro di aver dato una risposta giusta e di meritare per questo un gesto di apprezzamento dal padre.
“Bene Marco! Vedi, la luna è come un grande specchio, un grandissimo specchio che riflette la luce del sole in modo da illuminare la notte”.

Dopo un attimo di silenzio Marco assunse un’aria interrogativa e, non convinto da quello che gli aveva rivelato suo padre, obiettò: “Ma papà, io non resto abbagliato se guardo la luna. Se guardo il sole, invece, mi bruciano gli occhi”.

A quelle parole seguì un attimo di silenzio nel quale il padre si sentii orgoglioso di avere un figlio così sveglio.

“Bravo Marco”, disse il padre arruffando scherzosamente i capelli del figlio. “Tu puoi guardare la luna perché è come uno specchio sporco, pieno di polvere. Per questo riflette molta meno luce rispetto a quella che riceve dal sole”.

“Allora perché non andiamo in cielo e puliamo la luna? Così tutti potranno vedere bene anche di notte e non ci sarà più il buio!” disse Marco pensando che la cosa fosse semplice e possibile.

In quel ragionamento dalla banalità disarmante che solo un bambino sa usare, il padre sentì qualcosa di molto grande e, posato il figlio a terra, si sedette accanto a lui e lo abbracciò prendendo a pensare intensamente.

A un certo punto, come fulminato, il padre si destò e disse al figlio: “Sai Marco, anch’io sono come uno specchio sporco. Tu, invece, sei molto pulito e stanotte mi hai accecato con un tuo riflesso. Mi hai fatto barcollare come ieri al laghetto.”

Marco non trovò un significato nelle criptiche parole del padre e, per cercare di capire, domandò: “Se anche noi siamo come specchi, qual è la luce che riflettiamo, da dove arriva, e perché non la vedo?”

All’inizio, il padre pensò che gli fosse stata rivolta la domanda più difficile della sua vita. Poi, sforzandosi di pensare come un bambino, trovò che la risposta era semplicissima.

“Noi siamo illuminati da una Stella grande e potente. Un Sole che ha illuminato il sole stesso e che ci riempie della sua luce anche se siamo al buio.”

“Come si chiama questo Sole?” chiese il bambino.

“Si chiama Amore”, rispose immediatamente il padre accorgendosi che aveva appena fatto da specchio al Sole di cui stava parlando.



Salvatore Teresi
Ippocampo

[foto © 2011 Gianni Aureli | Pubblicata su licenza dell’autore]

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And Winter Came...: il ritorno di Enya

enya, album, 2008, and winter came,

Sono passati ben tre anni da Amarantine, l’ultima fatica. Enya è tornata alla grande con un album che riprende le musicalità e i ritmi che hanno reso famosa la misteriosa cantante irlandese e, allo stesso tempo, innova con un meraviglioso brano come “My! My! Time Flies!” che contiene perfino un assolo di chitarra elettrica, strumento assolutamente inedito per un brano di Enya.

And Winter Came... è l’album ideale per l’inverno e per riflettere sul senso del Natale. La versione disponibile sull’iTunes Store italiano è composta da tredici brani tutti in inglese tranne uno strumentale, uno in lingua celtica e due in latino.

Consiglio l’ascolto a tutti gli appassionati di Enya e del genere new-age e anche a chi non conosce ancora questa fantastica cantante capace di far sognare con la sua musica.

Per l’acquisto dell’album al prezzo di 9,99€ o per i singoli brani a 0,99€ vi rimando alla pagina dedicata dell’iTunes store [sponsor].

Salvatore Teresi
Ippocampo

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Il cielo

RUI, finestra , blu, cielo, freddo

Ascoltando musica celtica tengo lo sguardo fisso sul mondo che vedo dalla mia finestra. Ho una visuale così ristretta che non scorgo neanche tutta la strada. Solo una curva piena di automobili, qualche albero e, di tanto in tanto, il volo indeciso di un corvo nero.
Intorno a me tante case, sbarre di cemento armato della mia gabbia. Eh già, sono proprio in una gabbia. Non riesco a vedere nient’altro che il cielo.

Il cielo! Ecco, quello lo vedo. Non ci sono barriere tra me e il cielo. Vedo ogni cosa per chilometri e chilometri.

Il cielo è lo sfogo della mia fantasia: uno sguardo e mi trovo fuori dalla mia gabbia, e posso andare ovunque.

In quel dirupo laggiù, oppure in quella cascata lì in fondo. Posso venirti a trovare e tornare indietro più velocemente di qualsiasi aereo supersonico.

Finché ci sarà il cielo, nessuno potrà tagliare le ali della mia fantasia.


Salvatore Teresi
Ippocampo

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Un semplice ponte



È come un vento impetuoso che sento crescere in me, come una luce che brilla da dentro e si agita perché vuole illuminare il mondo, come un torrente che spinge sulla roccia perché non ha sfogo.

E mi sento pieno, troppo pieno. In petto il cuore batte più veloce. Il respiro si muove a un ritmo nuovo, più intenso. Mi avvicino.

E inizio a parlare come non so fare, a fare quello che non vorrei fare, a volere ciò che non sempre desidero.

Non sono io: divento un mezzo, un semplice ponte, utile sì, ma solo a far passare il cavallo cavalcato dal principe.

Ippocampo

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WTTS è per un Tibet Libero



Mi unisco al Dalai Lama e a una gran parte dell’umanità nella speranza di Tibet libero dall’occupazione cinese il prima possibile.

Ippocampo
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Tramonto sui pini

Guardando i pini marittimi dalla mia finestra romana mi sono messo a riflettere. Quei rami, sempre tesi, cosa cercheranno?

Salvatore TeresiLeggi...
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Solitudine

Sento freddo!
Freddo che brucia da dentro.
Fa abbassare lo sguardo.
Scheggia gelida che trafigge l'anima.
Ghiaccio nel cuore. Cuore nel ghiaccio.
I miei passi sul nevischio impressi.
Poco muschio assiderato.
Il vento ruota, si ferma, scruta.
Silenzio trapassato da nera lancia,
urlando cade.
Non un fuoco che mi scaldi,
solo Speranza.

Salvatore Teresi
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Come una goccia di pioggia

Piove. Vedi quella goccia di pioggia?
Cosa potrebbe mai pensare una goccia di pioggia che vede il mondo avvicinarsi inesorabilmente?Leggi...
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Doccia

Mai pensato al piacere che provi quando entri nella doccia al mattino (o alla sera)?
Io ci ho provato!

Salvatore Teresi
IppocampoLeggi...
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Pensieri

Oggi ho "partorito" qualcosa che rasenta l'ermetismo! Winking
Gli ermetici riuscivano però a comunicare sensazioni e messaggi profondissimi in un solo periodo,
io non so ancora se riesco a comunicarti ciò che voglio comunicare...
giudica tu!

Salvatore Teresi
IppocampoLeggi...
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Incompatibilità

Eccomi di nuovo,
in questo periodo non ho scritto nulla! Oggi vi regalo "Incompatibilità", un pensiero che per quanto semplice e scontato possa sembrare, è il risultato di una serie di circostanze che dal mio punto di vista gli donano un peso speciale!
Spero che provochi una riflessione anche in te, lettore che oggi per caso o per tua scelta sei arrivato in questo mare.

Salvatore TeresiLeggi...
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Amicizia

Ritorno a scrivere in questo periodo d'esami.
Ne sentivo proprio il bisogno. Scrivere...buttare giù un pensiero. Dargli una forma. Così: d'impulso! Serve a svuotare la mente dai tanti pensieri che la offuscano e a cambiare il colore di un pomeriggio grigio.
In questo modo ho scritto "Amicizia"!Leggi...
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Pèndoli

Scriviamo storie....storie d'amore....storie avventurose....storie dal lieto fine o dal tragico esito...
Oggi ho scritto...
Storie di pèndoli...Leggi...
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La Libertà ci fa uomini

La libertà...la cosa più importante che possediamo.
Ecco perché nessuno può togliercela...Leggi...
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L'ombra dai contorni d'oro

Nel mio cuore si è annidata un'ombra, un'ombra dai contorni d'oro.Leggi...
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Un nuovo capitolo

Da oggi sono ufficialmente uno studente di Medicina e Chirurgia al Campus Bio-Medico di Roma!
Questo comporta una serie di importanti cambiamenti nella mia vita, primo fra tutti il mio trasferimento a Roma!
Leggi le mie riflessioni in merito...Leggi...
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Lacrima che fugge sul viso

Ormai mi capita di frequente: il mio cuore stacca il cervello e si occupa lui di pensare per qualche istante...Leggi...
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Nuova alba

Una nuova alba si affaccia nella mia vita!Leggi...
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Battito d'ali

Un battito d'ali dura un solo attimo...ma un attimo può essere lunghissimo e bellissimo!Leggi...
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Pensieri squinzagliati

La mia "notte prima degli esami"Leggi...
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Come un albatro sopra le onde

Leggi, chiudi gli occhi e vola...Leggi...
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Spianando la montagna...

Piano piano sto cancellando la montagna di studio che si era formata per le ultime due settimane di scuola!

Questo vuol dire una cosa sola: AGGIORNAMENTI PIU' FREQUENTI PER WTTS!
Leggi...
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Attimo rubato al tempo

Ogni artista sconfigge il tempo...io non mi ritengo un artista ma ci provo lo stesso!Leggi...
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Una lancia di luce

Un mio nuovo pensiero...leggilo e dimmi cosa ne pensi!Leggi...
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Ancora una volta le nuvole coprono il sole

Ogni tanto la mente deve scendere perché la risalita sia più appagante!Leggi...
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Saddam non doveva morire!

Cosa penso della morte di Saddam HusseinLeggi...
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A volte mi chiedo se il mondo cambierà!

Pensieri di una mente in cammino!Leggi...
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Lasciati emozionare dal mondo!

La vita non è ferma, la vita non è fissa in un punto senza evoluzione, se così fosse infatti tutti i poeti, tutti i pittori, tutti i musicisti non avrebbero mai potuto essere ispirati dal mondo e non avrebbero mai potuto creare le loro straordinarie opere che riempiono la nostra vita di emozioni!

Non esiste destino che non possa essere cambiato, non esiste nulla di certo che contenga la parola domani, non esiste nulla di impossibile!
Impara a guardare al futuro con ottimismo, guarda all'alba del giorno che verrà, con fiducia; solo così potrai vivere bene con te stessa ed aspettare il domani con trepidazione, perchè tra tutto il male del mondo, tra tutta la tristezza, tra tutte le incertezze e le ingiustizie imparerai a riconoscere le cose che rendono speciale la vita!

Ed ecco la luce della candela che hai in mano, così incerta, così tremolante da sembrare sul punto di spegnersi,

ecco quella luce diventare forte ed abbagliante, cosi luminosa da poter illuminare il mondo intero.

quella luce, che ora porti in mano anche tu,

è la luce della speranza!


Ippocampo
Salvatore Teresi

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Sei unico!

Guardati intorno...e dimmi se la pensi come me!Leggi...
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AAA, Cercasi veri cristiani caduti in mare e dispersi!

Messaggio a tutti i cattolici adolescenti! (COMMENTATE e RISPONDETE, tutte le critiche sono ben accette)Leggi...
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